Il carnevale di Fano e di Verona
Il periodo del carnevale inizia subito dopo l’Epifania e prosegue fino al mercoledì delle ceneri, primo giorno di Quaresima. I festeggiamenti iniziano il giovedì grasso, e terminano il martedì successivo, “martedì grasso”, definito così perché è l’ultimo giorno prima della Quaresima, in cui è possibile mangiare la carne e, secondo la tradizione, rimpinzarsi di ghiottonerie e specialità culinarie.
Uno dei carnevali più antichi, insieme a quello di Venezia, è il carnevale di Fano, nelle Marche. Se ne parla in un documento che risale al 1300. Il carnevale a Fano ebbe un ampio slancio quando nel 1450 la famiglia Malatesta, nobile famiglia originaria del Montefeltro che estese il proprio dominio dalla Romagna ai centri del litorale marchigiano, la promosse fortemente, rendendola sempre più importante e più sfarzosa.
La sfilata dei carri allegorici richiede un lungo lavoro da parte dei vari artigiani specialisti nei diversi materiali: ferro, legno, cartapesta, ma anche scultori e meccanici. L’elemento caratterizzante dei carri è la satira: vengono infatti rappresentati personaggi o situazioni con tema politico o sociale più in voga in quel momento storico.
Nei 2 km di sfilata dei carri allegorici si svolge ogni anno il “getto”: cioccolatini ed altre leccornie vengono lanciate in gran quantità dai carri. In testa alla sfilata c’è il Pupo, il capro espiatorio che apre il corteo, seguito da carri in cartapesta che raggiungono enormi dimensioni.
A Verona le origini del Carnevale risalgono al medioevo: quest’anno si festeggia la 490^ edizione.
Vi sono differenti interpretazioni della tradizionale festa, denominata il Bacanal del gnoco: alcuni fanno risalire questa usanza alla carestia che colpì la città nel 1520, causata dall’inondazione dell’Adige e dalle incursioni dei Lanzichenecchi. In quell’occasione la popolazione insorse contro i fornai, che non producevano più il pane, e la rivolta generale fu scongiurata grazie all’intervento di alcuni cittadini, che, a proprie spese, decisero di contribuire a rifocillare gli abitanti più poveri del quartiere. Un’altra interpretazione del carnevale veronese fa risalire la tradizione del gnocco all’inizio del 1400 – realizzato a quel tempo solo con farina e acqua, poiché la patata, originaria delle Americhe, non era ancora conosciuta e utilizzata – quando, per una carestia della città, il governo di Venezia elargì alla popolazione cibo in abbondanza. La città di Verona, in ringraziamento, realizzò un carro allegorico e istituì la “festa dell’abbondanza”.
Il 1700 ha rappresentato l’epoca di maggiore sviluppo del carnevale, con feste, balli, musica e cerimonie nei vari palazzi patrizi, che neppure il periodo napoleonico riuscì a ridimensionare.
Dalla metà dell’Ottocento fino agli inizi del XX secolo, il Carnevale perse progressivamente ufficialità ed entusiasmo, al punto che venne sospeso. Dal 1923 e ancor più dopo la seconda guerra mondiale, il Carnevale veronese riprese vita. Tra le maschere più note, oltre al Papà del Gnoco – principale maschera veronese – ricordiamo il Duca della Pignata, il Principe Reboano de la Concordia, Re Teodorico, Madonna Verona, tutti rappresentanti dei diversi quartieri della città.
In Piazza S. Zeno in questa occasione è tradizione la preparazione degli gnocchi, secondo prelibate ricette, e conditi con sughi e intingoli appetitosi.
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