Canavese: un percorso alla ricerca degli antichi mestieri
Il Canavese è un territorio della provincia di Torino che si estende per circa 2500 km2 dalle cime del gruppo del Gran Paradiso a quelle delle Levanne, al confine con la Francia, dalla Serra di Ivrea fino al vercellese, spingendosi a sud fino alle terre del Monferrato. Comprende montagne di considerevole altezza, colline e zone di pianura. È un territorio molto vasto, caratterizzato da percorsi turistici di notevole interesse, sia per gli aspetti naturalistici, sia culturali, enogastronomici e storici.
Il patrimonio culturale di questo territorio è determinato anche dall’artigianato locale e dagli antichi mestieri, spesso perduti a vantaggio di nuove tecnologie e di nuovi prodotti, in un’economia che negli ultimi cinquant’anni ha modificato il concetto di lavoro, gli strumenti e il modo di operare. Il “saper fare” di quel tempo ha creato segni e testimonianze ancora oggi presenti e una produzione di oggetti che fa parte della tradizione dei luoghi.
Il percorso che qui segnaliamo – alla ricerca di antichi mestieri e dell’artigianato locale – parte da Castellamonte, sede di numerose fornaci e di artisti della ceramica. Qui si svolge periodicamente un’importante Mostra della Ceramica, dove è possibile ammirare la produzione di stufe, piatti, stoviglie (la tufeja, pentola in terracotta dove si cuocevano i fagioli) e decorazioni sia in terracotta sia in ceramica. La lavorazione della terracotta in questa zona risale al Medioevo ed era limitata alla produzione prevalentemente di manufatti di uso domestico. Solo nel ‘700 l’attività di lavorazione della terracotta vive un’evoluzione economica ed imprenditoriale che è giunta, tra periodi alterni, fino ai giorni nostri. È possibile visitare alcune botteghe artistiche che operano coniugando tradizione e modernità, sia sul piano estetico sia su quello tecnologico, e che ancora producono, utilizzando gli stampi originali, le famose stufe che abbellivano case e palazzi dell’epoca o decorazioni tipiche del luogo.
La lavorazione del rame riguarda un’area molto circoscritta del territorio canavesano, le valli Orco e Soana, e in particolare le città di Cuorgné e Pont Canavese; qui, fino al primo dopoguerra, tale lavorazione costituiva un elemento fondamentale dell’economia locale. È una tradizione legata ai giacimenti di rame, presenti sia in queste montagne sia nella vicina Valchiusella. Lungo i torrenti Orco e Soana erano dislocate fucine e fonderie dove, grazie all’energia idraulica, venivano realizzate la fusione e la prima foggiatura. Il prodotto finito richiedeva la perizia e l’abilità degli artigiani che, con poche e semplici attrezzature, eseguivano martellature e finiture, risultato di un lungo apprendistato in bottega. Ad Alpette è visitabile l’Ecomuseo del Rame, Lavoro e Resistenza, e a Ronco Canavese un’antica fucina del 1600 dove è possibile ripercorrere le antiche fasi della lavorazione del rame secondo le tecniche siderurgiche del periodo pre-industriale.
A Pont Canavese è presente il Museo Etnografico di Antichi Mestieri, dove si ritrovano le figure, gli strumenti e la storia di mestieri, spesso itineranti, come l’arrotino, il ciabattino, il vetraio, il merciaio. Una segnalazione, tra tali mestieri, merita la figura dello spazzacamino, occupazione oggi completamente mutata nelle modalità grazie alle tecnologie e ai sistemi di riscaldamento, ma presente nell’Ottocento in molte regioni italiane, soprattutto del Nord. Gli spazzacamini della Valle dell’Orco venivano dalle montagne intorno ai comuni di Locana e Noasca. Erano solitamente i bambini a svolgere questo mestiere, grazie alla corporatura esile che consentiva di calarsi facilmente attraverso le canne fumarie e di salire sui tetti.
All’interno del Museo è inoltre presente una raccolta di lanterne e lumini che ci raccontano come venivano illuminate case e strade, strumenti dei lavori nei campi, oltre a un’interessante collezione di costumi delle valli alpine.
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