Forse Halloween non è così lontano: le tradizioni antiche del Monferrato
Le masche sono forse le figure più conosciute, fra i misteri che le colline del Monferrato nascondono, testimoni antiche della cultura popolare locale.
Nei luoghi in cui i filari dei vigneti non sono altro che righe scritte da qualcuno per lasciarle poi rileggere con calma da qualcun altro, non c’è paese che non abbia le sue storie di mistero da raccontare o un personaggio singolare imparentato con spiriti e fattucchiere.
Ci siamo addentrati un po’ più a fondo nelle credenze popolari della zona e abbiamo scoperto che a Motta di Costigliole fino agli anni cinquanta usava, durante il periodo dei morti, mettere su finestre, cancelli e muretti delle abitazioni, zucche svuotate con una candela accesa all’interno.
Alla giusta stagione, era prassi comune far dono di collane di aglio intrecciato contro la jella da appendere in casa. Durante la notte di Natale si lasciava aperta la porta di casa e chiunque andasse alla messa o passasse da quelle parti era solito entrare per porgere un augurio alla famiglia (i tempi sono parecchio cambiati, ma sarebbe bello che si tornasse a respirare quell’aria di amicizia e convivialità).
Un’altra bella usanza consisteva nel far dono alle famiglie, sempre in periodo natalizio, di un grappolo d’uva (conservato apposta dalla vendemmia) simbolo beneaugurante di prosperità.
Anche ad Agliano Terme le ragazze da marito (o quelle che non si potevano più definire tali, ma che ugualmente anelavano) la notte del 31 dicembre lanciavano dalla scala principale della casa una ciabatta: se la punta era rivolta verso la porta d’ingresso, entro l’anno l’agognato sarebbe arrivato a portarle via. Così come facevano, sempre la notte del 31, le curiose che volevano saperne di più sul futuro consorte: mettevano sul davanzale una scodella colma d’acqua a congelare e il ghiaccio formatosi nella notte avrebbe composto disegni rivelatori.
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