I “giorni della merla”
Nella tradizione popolare si definiscono “giorni della merla” gli ultimi tre giorni del mese di gennaio o – a volte – gli ultimi due di gennaio e il primo giorno di febbraio, solitamente ritenuti i più freddi dell’anno.
La leggenda popolare fa riferimento al racconto di una merla che, insieme ai suoi piccoli, per il grande freddo di quei giorni, trovò rifugio all’interno di un camino. Anche le femmine della specie erano, in origine, nere come i maschi, ma in quell’occasione, uscendo fuori dopo il grande freddo, si ritrovarono grigi per la fuliggine e da allora, sia le femmine sia i piccoli, sono di colore grigio.
La tradizione, attraverso questa interpretazione, spiega la differenza che si osserva nel piumaggio del merlo maschio, di colore nero brillante con il becco giallo, e nella femmina e nei piccoli, di colore grigio, becco incluso.
La credenza popolare, che ha radici nella vita contadina, ritiene che se in questi tre giorni ci sarà la neve, la primavera sarà mite, ma se non farà freddissimo, la nuova bella stagione si farà attendere e il freddo durerà più a lungo.
In realtà, come sappiamo, l’arrivo della primavera è ancora lontano, ma l’attesa della bella stagione, dei suoi frutti, di un buon raccolto, si nutrono anche della speranza della fine del freddo inverno.
In molti paesi italiani e nelle campagne c’è l’usanza di festeggiare i “giorni della merla”: le giornate cominciano ad allungarsi e il sole, dopo il grande freddo, fa nuovamente capolino; spesso si accendono falò, ci sono danze e canti ed è l’occasione di degustare i cibi e i vini in compagnia, come avviene in provincia di Cremona, o nel Friuli, o ancora nelle zone del forlivese e della Maremma.
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