“San Martino, ogni mosto è fatto vino”
L’11 novembre si festeggia San Martino, un santo venerato in molte regioni d’Italia e d’Europa.
La storia narra che, intorno al 300 d.C., Martino era comandante del corpo di guardia nella città di Amiens, in Francia. In un freddo giorno di novembre, mentre ispezionava i posti di guardia, incontrò un povero viandante coperto di stracci che non aveva di che ripararsi dal freddo. Non sapendo come aiutarlo, gli donò metà del suo mantello per proteggersi dal gelo invernale. Improvvisamente, la pioggia e il vento cessarono e un pallido sole uscì tra le nubi. La leggenda racconta che quella notte gli comparve in sogno il Cristo, rivestito del suo stesso mantello, come riconoscimento dell’atto di carità compiuto. Dopo vent’anni, lasciato il suo incarico di cavaliere, Martino si convertì al cristianesimo, divenne vescovo di Tours e si dedicò ad evangelizzare ed assistere soprattutto i servi agricoli, allora trascurati dalla Chiesa, contribuendo alla diffusione del cristianesimo in molti Paesi del nord Europa.
Quella che si definisce “l’estate di san Martino” ci ricorda questo episodio e fa riferimento a quei due o tre giorni ancora tiepidi del mese di novembre, che paiono un breve ritorno dell’estate.
In questo periodo si celebrano sagre e feste in molti paesi e borghi, ricordando San Martino come il protettore dei viandanti e dei pellegrini.
In Piemonte si usa la frase “fé San Martin” quando si trasloca. In realtà questo riferimento ha radici nelle tradizioni agrarie, ancora presenti in molte zone. Il 10 novembre era il giorno in cui terminava l’anno agrario, il periodo in cui – finiti i lavori nei campi – i braccianti e i mezzadri dovevano dare conto, al proprietari dei fondi, dell’andamento del raccolto e si concludeva il contratto di affitto. Per chi vedeva il proprio contratto rinnovato, era occasione di festa perché riusciva a mantenere lavoro e abitazione; per chi doveva lasciare, era un giorno infelice e doveva raccogliere i propri scarsi averi e traslocare altrove.
“San Martino” è anche il periodo in cui il mosto, messo a fermentare dopo la vendemmia, matura e diventa vino novello. E’ l’occasione per fare festa, in cui assaggiare il vino nuovo con i piatti della tradizione: dalle caldarroste, all’oca, alla cassoeula – piatto di verze e maiale – ai dolci, spesso a base di mais, da inzuppare nel vino.
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